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Andare a Lucca in treno

Beh, alla fine quest'anno non potevo esimermi: ho promesso all'Ammiraglio che gli avrei portato il pezzo del suo costume che avevo costruito nei giorni precedenti, il bastone magico di Raistlin. Stendo i miei soliti piani di conquista, che comprendono, oltre a tentare di capire dove andrò a dormire la notte, quali treni mi tocca prendere.

Ora però non abito più a venticinque metri dalla stazione di San Ruffillo, e quindi non posso usare il comodo espediente di lanciarmi dalla finestra direttamente sul tetto dell'interregionale per Prato. Vabbè, sfiga, intercity da Bologna Centrale, solito cambio a Prato e via andare. Guardo i trenini del venerdì pomeriggio, trovo la consueta scelta di cambi che va dai cinque minuti all'ora e mezza senza possibilità intermedie, e infine mi metto d'accordo col gruppone: loro vanno là solo la domenica, e quando tornano indietro al pomeriggio mi aggregherò a loro.

Peccato che butti male già dal mattino. In ufficio manca la corrente per ben quattro volte nel giro di due ore, e alla fine, l'unico server che NON riparte è proprio quello dove avevo il lavoro che dovevo consegnare. La copia di backup ovviamente è del giorno prima: informo con la gentilezza di un pitbull il responsabile del lavoro in questione che si deve accontentare della prerelease, e mi fiondo a casa perché colà mi viene a prendere il Cicci che mi deve portare in stazione.

Come mio solito l'ho presa larga, ma è come non è, arrivo al pelo... col biglietto da fare... e metà della popolazione terrestre in coda. Ingenua fui: cosa mi dovevo aspettare il venerdì prefestivo della festa di ognissanti?

Non so come riesco a fare il biglietto in tempo, e assieme ad altre ottocentocinquanta persone afflitte dal mio medesimo problema trotto nervosamente verso il binario.

Orrida scoperta: il treno che devo prendere è l'intercity che da Milano va a Napoli. Per me, abituata agli interregionali semivuoti, è un vero e proprio trauma. Ma il peggio deve ancora venire: il treno è già stipato di suo, e ad aspettarlo, assieme a me, ci sono abbastanza persone da riempire una curva del Renato dall'Ara.

Ok, tanto devo scendere alla prossima. Però "la prossima" sono comunque quarantacinque minuti, e passarli incollati alla porta del bagno, nel mezzo metro quadrato del corridoio, assieme ad altre diciotto persone e ventiquattro valige non è esattamente il massimo a cui uno possa pensare catalogando i modi di passare tre quarti d'ora in treno.

Sudo come una bestia all'aratro. Ma di sudore gelido trattasi, nonostante la temperatura sfiori i trenta gradi per via dell'effetto-stalla: il treno viaggia con cinque minuti di ritardo... e il cambio è a sette. Controllo l'orario, sperando in un errore di interpretazione: no, sono proprio sette minuti.

Argh.

Arrivo a Prato, apro la porta, calpesto chiunque mi trovo davanti e mi scaravento sul binario del treno in partenza... sperando che i poliziotti che vedo alla fine del vagone non decidano di arrestare quella scalmanata munita di quello che sembra una scopa avvolta in plastica azzurra (il bastone di cui sopra: sì, me lo sono scarrozzato per tutto il viaggio, naturalmente) che sta correndo verso la loro direzione.

Triste scoperta: bastano solo due rampe di scale e cinquanta metri per abbattermi. Sono proprio fuori allenamento... comincio a riacquistare un respiro normale solo verso Montecatini. Cioè dopo quaranta minuti.

A Lucca pioviggina, vabbè, solita strada a piedi... peccato che uno dei miei punti di riferimento, l'abside del duomo, sia chiuso e con esso tutte le laterali. Panico, cerco di arrivare "all'incirca" alla piazza, mi perdo due o tre volte, di chiedere informazioni ai villici neanche a parlarne: appena vedono una pazza scarmigliata col chiodo e un bastone in mano cambiano direzione.

Evabbè. Arrivo alla fine al palasport... è tardissimo, la biglietteria è chiusa.. guardo con l'occhietto triste il mastino all'entrata: "devo consegnare questo a un mio amico... eddai, fammi entrare..."

Alla fine il mastino si impietosisce, porto il bastone dal mago all'Ammiraglio... gli piace, addirittura lo presenta all'autrice del libro da cui è tratto quel personaggio... lei mi parla in inglese e mi stringe la mano, io come al solito non capisco una mazza, annuisco e sorrido con aria ebete, poi vengo di nuovo trascinata via perchè si avvicina l'ora di cena.

La sera per fortuna va bene, la pizza è superlativa e poi ci sono le chiacchiere coi ragazzi che non vedevo da quasi due anni... finalmente una cosa che va per il verso giusto... non del tutto: accanto a noi c'era una tavolata che definire "rumorosa" era come definire "piccolo problema idraulico" l'inondazione di Firenze del '66. Dopo mezz'ora tutte le nostre discussioni vertono su come farli fuori nel metodo più rapido, indolore e sopratutto silenzioso possibile.

La sera si dorme a Pistoia, invadendo la casa di Mary e terrorizzando i suoi gatti. A parte i due cuscini con il pelo e le zampe, l'unica altra cosa che ricordo è di essere crollata sul divano assegnatomi... e che dopo cinque minuti qualcuno mi abbia detto che era ora di svegliarsi. Invece erano passate ben cinque ore. Wow... Altro giro, altro treno: da Pistoia si torna a Lucca, in piedi naturalmente... ma almeno è corta.

A Lucca non piove: diluvia. A secchiate. Il mio primo acquisto è un ombrello e nonostante questo dopo dieci minuti sono già da prendere e strizzare. Mi si è pure rotto uno spallaccio dello zaino: una mano per l'ombrello, l'altra per reggere il coso, alla fine ho i muscoli della schiena e del collo annodati al reggipetto. Al palasport arrivo con i piedi che fanno ciaf-ciaf negli anfibi (negli ANFIBI, non so se mi spiego)... e già leggermente demoralizzata.

La scoperta che la fila arriva dalla biglietteria al semaforo dei viali mi fa prendere la ferale e definitiva decisione: avviso gli amici lì presenti, giro i tacchi, torno in stazione e becco il primo treno che porta a Prato. Che culo, è solo fra due ore... col cambio a quaranta minuti. Vabbè, cazzeggio sotto la pioggia, e alla fine vado in biglietteria con largo anticipo... anticipo che sarebbe rimasto sufficientemente largo se non fosse stato per due particolari: il bigliettaio era completamente stordito, e TUTTI dovevano chiedere informazioni su come raggiungere in treno il Congo Belga cambiando a Pechino.

Ahimè, devo chiedere anch'io un'informazione... nella fattispecie su che tipo di treno sia il secondo, per poter pagare o meno il supplemento.

Sento le ottanta persone della fila dietro alle mie spalle pugnalarmi con lo sguardo... e rinuncio: vabbè, stamattina mi è andata bene, questo invece è a quaranta minuti, ho il tempo per mandarmi a memoria i treni da qui al 2020, riuscirò ben a capire qual è il mio.

Afferro il biglietto, mi fiondo sul trenino, arrivo a Prato, e scopro che il secondo è l'intercity che viene DA Napoli... stesso problema dell'andata. Ma questo almeno ha i corridoi e gli strapuntini.

Mi approprio di uno strapuntino vicino alla finestra e assumo la solita posa da "guardo fuori anche se siamo in galleria e non si vede una mazza". Strano, però, il paesaggio mica lo riconosco. Il dubbio che tutti i viaggiatori di treno hanno avuto almeno una volta nella loro vita si insinua nella mia mente: cacchio, avrò mica sbagliato treno?

Per fortuna una tizia accanto a me, evidentemente afflitta dallo stesso dubbio, fa la domanda ad alta voce ed evita a me la figuraccia: sì, è quello giusto. Poi mi viene in mente che il primo pezzo da Prato ha i binari che corrono su due percorsi diversi, a causa della pendenza: infatti dopo un po' riconosco le fabbriche e tutto il consueto schifo urbano che circonda le strade ferrate.

Ho tutto il tempo che voglio per chiamare gli amici: dopotutto, dato che la sera sarò a Bologna, posso presenziare a quella festa di Halloween che avevo inizialmente disertato per Lucca. Giro di telefonate, frullo di messaggini: mi vengono a prendere alle 6. Perfetto, penso.

A parte una cosa. Guardo l'orologio e realizzo che se arrivo a casa per le 5 mi va anche troppo bene...

...e infatti arrivo alle 5 e mezza. Alle 5 e 35 sono già sotto la doccia con l'acqua a 80 gradi: QUALUNQUE cosa avessi addosso era bagnata, persino i soldi nel portafoglio e la roba nello zaino... la macchina fotografica e il gameboy si sono salvati per miracolo.

Torno ad avere un aspetto civile, mi rivesto con abiti asciutti e mi guardo in giro: cosa mi posso inventare come costume di halloween in 5 minuti 5?

Afferro due rotoli di carta igienica: mi vestirò da mummia. Peccato che ci avesse già pensato qualcun altro... pazienza. Però almeno una soddisfazione ce l'ho: sono il 13° convitato, "quello che non doveva esserci". Molto d'atmosfera.

E il giorno dopo a Lucca di nuovo, con gli amici: però in macchina. Coi treni per un po' ho già dato.

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